Altre/Storie ha compiuto quattro anni. È nata nel febbraio del 2020, alla vigilia dell’inizio della pandemia, e già alla terza uscita eravamo chiusi in casa a osservare il mondo dalla finestra. Con questa newsletter ho cominciato allora a raccontare le storie con un punto di vista diverso: concentrandomi sulle persone, sulle vite e sfuggendo alla dittatura della cronaca che salta freneticamente da una storia all’altra. Il titolo l’avevo scelto convinto che ci fossero “Altre storie da raccontare”, convinto che ne valesse la pena. Questa che leggete è la newsletter numero 200 (senza contare tutte quelle speciali che uscirono durante il primo lockdown) e non mi sono mai pentito di essermi imbarcato per questa avventura che si svolge all’alba ogni mercoledì e giovedì.

Questa newsletter è figlia di anni di riflessioni sul mondo dell’informazione, sui difetti che ho sempre cercato di combattere, primi tra molti il sensazionalismo e l’approssimazione. Così questo spazio è stato pensato per accogliere racconti autentici, curati e approfonditi, che non pagassero il prezzo dell’ansia e della fretta ma si prendessero il tempo necessario per essere cercati, scritti e letti.
Tre anni fa Altre/Storie è diventato anche un podcast (senza una cadenza fissa) che vuole dare voce e far ascoltare la voce di questi racconti e che mi ha regalato incontri meravigliosi (penso con molto affetto alla puntata con il partigiano Piero Corte che oggi non c’è più e che potete ascoltare qui).
La forza del podcast è l’intimità che restituisce, la calma con cui si possono raccontare le persone e la profondità che si raggiunge nel dialogo.
Mi sono talmente innamorato di questo mezzo da aver dedicato questi ultimi tre anni a Chora Media, casa editrice di podcast che ho contribuito a fondare e oggi dirigo.

In questo tempo però non ho mai smesso di interrogarmi, ogni giorno, sul presente e sul futuro del mondo dell’informazione, non senza preoccupazione. È un mondo attraversato da una profonda crisi, messo continuamente in discussione e sotto accusa, che prova a trovare nuove strade.
Al Festival di Chora (che si è tenuto al Conservatorio di Milano il 16-17-18 febbraio) ho discusso dello stato di salute dei giornali e dei siti di informazione insieme al direttore de Il Post Luca Sofri. Luca ha una newsletter settimanale che si chiama “Charlie” (esce ogni domenica mattina) e il cui sottotitolo recita: “Una newsletter sul dannato futuro dei giornali”.
Ci siamo confrontati su tre temi che mi stanno particolarmente a cuore e la nostra chiacchierata (in edizione ridotta) la potete ascoltare in questa nuova puntata del podcast.
Il primo tema che a me colpisce tantissimo è la confusione tra il vero e il verosimile: viviamo in un tempo in cui il verosimile se soddisfa una serie di bisogni e domande è acriticamente preferito al vero. Così si ripetono storie che creano scalpore, indignazione e scandalo ma che in breve tempo si rivelano inconsistenti e spesso non vere.

C’è poi il prevalere della pancia sul cervello, la vittoria di ciò che provoca indignazione e di fronte a questo diventa impossibile ragionare, provare a capire o a leggere il contesto in cui accadono le cose.
Infine, c’è il tema per me più preoccupante, quello che sta avvelenando il dibattito pubblico italiano: la cronaca nera. Oggi qualunque sito, programma televisivo, telegiornale e spazio social è invaso di cronaca nera. In certe giornate sono arrivato a contare anche 14 titoli di seguito di cronaca di omicidi, incidenti, disastri.
Questa deriva mi preoccupa tantissimo perché sta completamente cambiando la percezione della nostra vita e perché sta avvelenando il dibattito pubblico.Di questo abbiamo parlato con Luca Sofri e di questo tornerò a parlare qui, convinto come sono che la qualità di una società e di una democrazia sono intimamente legate alla qualità della sua informazione.