Le mille luci di New York sono momentaneamente spente. La città dalle tante vite, però, prova a ricominciare dopo l’epidemia. Certo, le strade sono una lunga sequenza di vetrine vuote con i cartelli “Si vende” dei molti negozi che non riapriranno. Ma i ristoranti, dove ancora non si può mangiare all’interno, hanno piazzato sui marciapiedi i loro tavolini. Riaprono i primi musei: ufficialmente al 25 per cento, anche se poi, alle casse, la fila è quella di sempre. La scuola riaprirà fra una settimana e, dopo il deserto dell’estate, molte famiglie stanno provando a rientrare. In città c’è poco da fare: chiusi i cinema, i locali jazz, i teatri. Eppure, i newyorchesi doc sembrano ben adattarsi alla nuova dimensione. Nella città che da sola ha totalizzato 241 mila casi di Covid-19 e 24 mila morti – ma che con il lockdown più severo d’America ha superato il momento difficile – nessuno gira senza mascherina. Si fa vita di quartiere: nei parchi vicini, nei ristoranti che occupano le strade arrivando giù fino a downtown tanto da sembrare un’infinta festa di paese. E la domenica tutti in bici, magari lungo il fiume, stupiti di poter riconquistare la città senza turisti e senza ricchi, rifugiatisi nei villoni degli Hamptons o scappati in Florida. Sì, la metropoli che non dormiva mai, ora va a letto alle 22, quando la luce dell’ultimo locale deve spegnersi. È meno frenetica, ma non ha perso il suo passo.










*Anna Lombardi è nata a Roma nel 1967, è cresciuta in Sicilia e ha vissuto a Parigi, Pechino e New York. Ha lavorato a Rai Radio 3 prima di approdare a “la Repubblica”, dove attualmente è inviata a New York. Tutte le foto del reportage sono state scattate da lei per Altre/Storie.