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2 Luglio 2020

Quei morti che non abbiamo visto

Il 25 maggio, a Minneapolis, un poliziotto uccideva l’afroamericano George Floyd. Il video dell’omicidio ha scatenato proteste nel mondo. Ma lo stesso giorno, negli Stati Uniti, altri cinque cittadini sono stati ammazzati dagli agenti. Non ci sono immagini, solo le loro storie. Che spiegano quant’è grande il problema
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Quasi sei settimane fa, a Minneapolis, la “città dei laghi” che si trova nella parte Nord delle grandi pianure degli Stati Uniti, moriva George Floyd, afroamericano, 46 anni, padre di due figli. Ucciso dall’abuso di forza e di potere di un poliziotto che lo aveva fermato per l’accusa di aver utilizzato una banconota contraffatta da 20 dollari per comprare un pacchetto di sigarette. Questa storia e il terribile video in cui si vede l’agente Derek Michael Chauvin schiacciare con il ginocchio per 8 minuti e 46 secondi il collo di Floyd – immobilizzato a terra – ha fatto il giro del mondo. Tutti sappiamo cosa è successo e da quel momento si sono moltiplicate in America ma anche in Europa le mobilitazioni di denuncia della brutalità e del razzismo delle forze dell’ordine. Tutti conosciamo questa storia perché c’era qualcuno a riprenderla, perché il video è stato rilanciato e condiviso milioni di volte. Quello che invece non sappiamo è la dimensione del problema: nel 2018 quasi mille persone sono state uccise dalla polizia americana mentre 50 sono stati i morti tra gli agenti. Quello che non sappiamo è che in quello stesso lunedì 25 maggio altri cinque americani – bianchi, neri, latini e delle isole del Pacifico – sono stati ammazzati dagli agenti, non lo sappiamo perché non ci sono video a testimoniarlo, ma il sito “BuzzFeed News” dopo un lavoro di inchiesta durato un mese ha raccontato chi erano e cosa è successo. Ecco le loro storie.

Minneapolis (Usa), 31 maggio 2020. Fiori e cartelli con gli slogan del movimento Black Lives Matter davanti al memoriale per George Floyd, l’afroamericano ucciso da un poliziotto il 25 maggio scorso (foto Cc By-Sa 2.0 Chad Davis/Flickr)

25 maggio 2020, ore 1.30
Houston (Texas)
Joe Louis Castillanos, 38 anni

Postino, veterano dei marines, ha combattuto in Afghanistan e Iraq. Soffriva di disturbo post-traumatico da stress e l’avvicinarsi del Memorial Day (il giorno in cui negli Stati Uniti si ricordano i caduti delle guerre) era per lui un momento particolarmente difficile. Rientrato da una grigliata con la famiglia, dopo aver messo a letto le bambine, aveva detto alla moglie Joelaunda di volerla fare finita, aveva preso una pistola ed era uscito. La moglie, disperata, aveva chiamato la polizia perché la aiutasse a rintracciarlo e, dopo aver svegliato le due figlie di 7 e 11 anni, le aveva caricate in macchina ed era uscita alla ricerca del marito. Circondato da diversi poliziotti che gli intimavano di lasciare l’arma, che non ha mai alzato e teneva rivolta verso il basso, è stato raggiunto da diversi proiettili, alcuni anche alle spalle sotto gli occhi della moglie e delle bambine.

Ore 2.30
League City (Texas)
Justin Mink, 33 anni

Una lunga lista di precedenti penali, Justin Mink da qualche mese – dopo otto anni di carcere – aveva trovato lavoro in una fattoria e si dedicava per diletto allo studio dell’ingegneria genetica. Quella notte era su un camioncino, nel parcheggio di un motel, con Sophia Thompson, su cui pendeva un mandato di cattura. Quando la polizia si è avvicinata, insospettita da una targa che sembrava falsa, pare che Justin abbia estratto un coltello e l’abbia puntato verso un agente che ha aperto il fuoco, uccidendolo.

Ore 7.30
Phoenix (Arizona)
Dion Johnson, 28 anni

Magazziniere di giorno, musicista di notte. Una pattuglia lo ha trovato addormentato in un’auto a noleggio dove c’erano parecchie lattine di birra abbandonate. Il poliziotto che l’ha ucciso racconta di aver preso, senza svegliarlo, una pistola appoggiata sul sedile del guidatore (arma che non cita mai parlando con la centrale). E che quando lo avrebbe svegliato, per ammanettarlo, Dion avrebbe cercato di strappargli l’arma e per questo sarebbe stato colpito. Non ci sono video che testimonino quanto avvenuto, ma una telecamera avrebbe ripreso il ragazzo ammanettato a terra, ferito ma ancora vivo e non soccorso.

Ore 21.25
Minneapolis (Minnesota)
George Floyd, 46 anni

Ore 22.30
Jonesborough (Tennessee)
Gary “Pat” Dorton, 46 anni

Affetto da patologia mentale, la polizia lo trova sul portico della casa della madre (che nel frattempo era scappata via) con un coltello in mano. I poliziotti intervenuti raccontano che Pat abbia minacciato il vice-sceriffo prima di tentare di uccidersi. Per fermarlo sono stati usati sia il taser che le pistole. Ogni quattro persone uccise dalla polizia, una ha problemi mentali.

Ore 23.39
Modesto (California)
Reymar Gagarin, 35 anni

Magazziniere. Avrebbe mostrato una pistola finta a una pattuglia di poliziotti allo scopo di farsi uccidere, proposito che avrebbe anche annunciato ad alcuni amici. Secondo Vivian Lord, docente della North Carolina University, nel 29 per cento dei casi di persone uccise dalla polizia tra il 2004 e il 2008 si tratta di tentativi di suicidio.

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