Questo libro è cresciuto dentro di me nel tempo lungo che abbiamo vissuto lontani dagli altri, rifugiati nelle nostre case a inventarci un nuovo tipo di socialità davanti allo schermo di un computer, nel nostro nuovo ufficio che era il tavolo della cucina. Un tempo che ha rotto convinzioni e ci ha mostrato come tutto ciò che ci è sempre apparso scontato e normale, alla fine non lo sia.
Quando l’imprevisto e l’impensato entrano nelle nostre vite, in un attimo si sgretola l’illusione di possedere tutto il tempo del mondo, di poter aspettare, programmare e rinviare all’infinito.

In quei giorni una ragazza che ho visto diventare una donna e una mamma mi ha scritto per chiedermi aiuto; aveva scoperto di essere malata e voleva lasciare un racconto ai suoi bambini, temeva di non averne il tempo di vederli crescere. Abbiamo cominciato un viaggio scandito dalle mie domande e dai lunghi vocali che mi mandava in risposta. Mi raccontava la sua vita, insisteva che ogni attimo era prezioso, che nessuna giornata andava sprecata; voleva convincere me, e rassicurare sé stessa.
La ascoltavo e mi chiedevo quale fosse la cosa più importante che definisce le nostre vite. Le risposte sono tante, e ognuno ha le sue: l’amore, i figli, l’amicizia, il lavoro, le battaglie. Ma, mi domandavo, esiste una cosa che le racchiude tutte? La risposta che mi sono dato, quella che metterei io in un vocale per le mie figlie, è che la cosa più importante è la capacità di scegliere, avere il coraggio di decidere che strada prendere, con chi percorrerla, seguendo quali idee. Essere protagonisti della propria esistenza, alzare gli occhi, non farsi travolgere dalle ansie, dalle paure e dalle urgenze. Saper distinguere l’importanza dall’urgenza.
Partendo dai pensieri che Rachele – questo era il suo nome – mi aveva acceso, quasi senza accorgermene, ho cominciato a cercare storie di persone che hanno avuto il coraggio di scegliere, anche quando sembrava impossibile, quando sembrava non ci fosse alcuno spazio per farlo.
Scelte fatte per cambiare vita, per salvarsi la vita, per salvare una vita.
Ve ne racconto quattordici, in cui si mescolano i destini di ventidue persone.

Spesso scegliamo in un istante, ma niente è per caso, perché non siamo l’attimo presente ma la somma delle persone che abbiamo incontrato, di quello che ci hanno insegnato, di tutti i momenti felici e di tutte le ferite e i dolori.
Mentre scrivevo le loro storie, mentre vivevo con Rachele, Sami, Selma, Franco, Adriana, Claudia, Camila, Maurizio, Fabio, Mauro, Piero, Maria, Angelo, Corso, Michele, Alì, Ahmed, Piero, Limo, Franco, Laura e Franca, ho visto una foresta di mani: le loro, allungate, e altre, che si sono tese per salvarli.