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6 Gennaio 2023

L’influenza e la tartaruga

Ho cominciato il 2023 scorrendo la galleria del cellulare per cercare le foto più significative dell’anno appena concluso. Ne ho trovate tante che raccontano momenti felici, ma quella che ha fatto davvero la differenza non c’era. Ritrae una tartaruga marina: vi voglio raccontare la storia dello scatto e perché è così importante per me
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A capodanno è arrivata la febbre. Ho cominciato il 2023 con l’influenza e sul divano, sotto una coperta, mi sono messo a cercare le foto più significative dell’anno che stava finendo. Ne ho trovate tante, che raccontano momenti felici, paesaggi indimenticabili o giornate significative, ma quella che ha fatto davvero la differenza non c’era. Non ci poteva essere, perché per scattarla ho perso il telefono e per la prima volta da anni sono stato scollegato per alcuni giorni da tutto: da Whatsapp, da Telegram, da Instagram, da Twitter, da Facebook… una specie di smarrimento all’inizio, quasi una liberazione dopo un paio di giorni.

La tartaruga che ho fotografato nella acque di Symi

Ero a Symi, una piccola isola greca incastrata nella costa turca, un’ora di traghetto a nord di Rodi, e non c’era modo di provare a riparare il telefono e nemmeno di sostituirlo. Così ho dovuto arrendermi al fatto che il telefono lo avrei recuperato solo al ritorno in Italia. Lì sono nati i ragionamenti sulla dipendenza dal telefono, sull’urgenza che si mangia l’importanza che ho raccontato nel TedX Milano e su questa newsletter un mese fa (mettere link).

Tutto grazie a una tartaruga. Quando un gruppo di bambini ha gridato che poco lontano dalla spiaggia, al centro della baia, c’era una grande tartaruga, io non ci ho pensato due volte: ho preso una vecchia bustina che serviva a fare le foto sott’acqua e che da anni stava sul fondo dello zainetto insieme alle maschere e mi sono tuffato. La tartaruga si era spostata al largo ma alla fine l’ho trovata e ho scattato. Ma la bustina era piena d’acqua. Ho avuto un brivido ma poi ho pensato che il telefono te lo vendono dicendoti che è subacqueo fino a 5 metri e mi sono focalizzato sulla fiducia nella tecnologia.

Sono tornato in spiaggia e funzionava ancora, mia figlia Irene, più scettica di me, si è subito inviata la foto. Appena in tempo. Un minuto dopo si sarebbe spento per sempre.


Il telefono è ancora lì che dorme e la magica tartaruga me l’ha restituita Irene.

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