Cerca
Close this search box.
16 Giugno 2022

Il virus dimenticato

Esiste un filo blu che collega artisti, letterati e scienziati con la malattia che, più di tutte, ha segnato due secoli della nostra storia: la tubercolosi. Oggi è una malattia diffusa in tutto il mondo e altamente contagiosa, un’infezione respiratoria come il Covid, ma che uccide ogni anno un milione e mezzo di persone. Questa storia la racconto insieme a Simone Clemente nel podcast che si chiama, appunto, “Un filo blu”, un’occasione unica di fare un tipo di informazione che va poco di moda, ma che riguarda fatti che, per assuefazione, non vediamo più
CONDIVIDI SU
Facebook
Twitter
WhatsApp

Poche malattie hanno costruito l’immaginario artistico e letterario come ha fatto la tubercolosi. Una malattia romantica, protagonista de “La traviata” di Giuseppe Verdi come de “La montagna incantata” di Thomas Mann, che ha colpito artisti come Emily Brontë e Anton Čechov. Era la malattia della rivoluzione industriale, delle città affollate e malsane, che dalle classi povere poteva contagiare anche i ceti più agiati. Una malattia che esiste dalla notte dei tempi, che accompagna gli esseri umani fin dalla preistoria. Qualcosa che pensavamo di aver sconfitto grazie agli antibiotici e di cui ci eravamo dimenticati.
Tanto che quando, nel 1988, lo scrittore Charles Bukowski scoprì di avere la TBC accadde grazie al veterinario del suo gatto e non ai medici di Beverly Hills che per mesi non ne avevano riconosciuto i sintomi.

L’Ophelia del pittore preraffaellita John Everett Millais. Per i preraffaelliti una donna dalla pelle bianca rispecchiava il massimo ideale di bellezza. Il più delle volte però il candore della pelle non era dovuto solo alla rara esposizione al sole, ma allo stato di salute: al tempo ammalarsi di tubercolosi era piuttosto comune

Oggi la tubercolosi è una malattia diffusa in tutto il mondo e altamente contagiosa, un’infezione respiratoria come il Covid, ma che uccide ogni anno un milione e mezzo di persone.
Perché parlarne oggi, nel momento in cui finalmente cominciamo a vedere la luce in fondo al tunnel della pandemia che ci ha soffocato per due anni? Perché una cosa avremmo dovuto averla imparata: è fondamentale affrontare i problemi, vederli, chiamarli con il loro nome e investire in prevenzione oltre che in cura.
Per questo, dopo aver raccontato lo scorso anno la storia dei quarant’anni di AIDS nella serie podcast “Un filo rosso”, ora ho accettato la proposta di “The Global Fund, il Fondo Globale per la lotta ad AIDS, Tubercolosi e Malaria”, di raccontare la TBC. Di fare un viaggio nella storia e nella cultura, nella medicina e nelle sfide sanitarie, partendo da Matilde Manzoni, figlia del grande Alessandro che morì proprio per quello che allora veniva chiamato il “lento morbo”, per arrivare a chi combatte oggi sul campo.

Il podcast “Un filo blu” prodotto da Chora Media per The Global Fund

Questo podcast si chiama “Un filo blu”, l’ho realizzato insieme a Simone Clemente e per me è un’occasione unica di fare un tipo di informazione che va poco di moda, quella che non parla del fatto del giorno, ma di quei fatti che accadono ogni giorno ma che per assuefazione non vediamo più.

Altre/Da ascoltare

Ci sono altre storie da raccontare su questo stesso tema.

Da Sarajevo a Mariupol, la lezione da imparare

Un motivo per restare

Quante parole a vanvera sulla pandemia

La coincidenza di chiamarsi Andrea

Ci sono altre storie
da raccontare

Iscriviti alla mia newsletter per riceverle in anteprima  e gratuitamente ogni settimana

I tuoi interessi: cosa segui?

Sei più interessato al passato o al futuro?

ISCRIVITI/NEWSLETTER

Iscriviti alla mia newsletter per ricevere storie come questa in anteprima. ☕️ Ogni venerdì mattina, in tempo per il caffé.