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26 Gennaio 2023

Cos’è oggi la Mafia

La sua latitanza trentennale ha goduto di complicità, collusioni e favori, ma la storia di Matteo Messina Denaro contiene soprattutto una lezione fondamentale. Ci mostra quello che è diventata la Mafia oggi: un’organizzazione criminale capace di mimetizzarsi e di vivere in mezzo a noi
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C’è una frase famosa dello scrittore americano Edgar Allan Poe che oggi è incredibilmente attuale e vera: “Il posto migliore per nascondere qualsiasi cosa è in piena vista”.

L’arresto di Matteo Messina Denaro lo scorso 16 gennaio, dopo 30 anni di latitanza

Stiamo scoprendo che Matteo Messina Denaro viveva in mezzo alla gente, andava al bar, scattava selfie, faceva regali, si metteva in coda per fare il tampone. Per riuscire in questo lavoro di mimetizzazione aveva scelto di vivere in una casa anonima, di andare all’ospedale da solo e di non ostentare nessuno dei simboli del potere.

La sua latitanza trentennale ha goduto di complicità, collusioni e favori (un mese fa è stato condannato definitivamente un senatore di Forza Italia che era il suo referente politico e che fece anche il sottosegretario al ministero dell’Interno… il suo nome è Antonio D’Alì), ma questa storia contiene una lezione fondamentale, al di là di qualunque dietrologia. 

Ci dimostra quello che è diventata la Mafia: un’organizzazione criminale capace di mimetizzarsi e di vivere in mezzo a noi. Come tutte quelle attività che frequentiamo ogni giorno, ignari che siano state aperte con i soldi del narcotraffico e che facciano serenamente gli scontrini perché li usano per coprire il riciclaggio. Proprio questa è la trasformazione che Messina Denaro ha fatto fare alla sua organizzazione: basta con le stragi e gli omicidi, basta con il rumore, per fare affari, mettere le mani sugli appalti e sulle energie rinnovabili, servono la quiete e l’invisibilità. 

Ci dimostra anche un’altra cosa: l’omertà esiste ancora ed è totale. Centinaia di persone sono state arrestate in questi anni, seguendo la pista dei suoi soldi e dei suoi affari, ma nessuna di loro ha mai collaborato, nessuno ha detto nulla.

Messina Denaro si faceva forte del fatto di essere sempre vissuto nell’ombra, dopo le stragi rimase nascosto e probabilmente si rifugiò all’estero, poi scelse di mimetizzarsi, di diventare una persona qualunque, di essere un ago nel pagliaio. Ci è riuscito.Chi di noi avrebbe potuto immaginare che quel pensionato che si metteva in fila, che portava la bottiglia d’olio ai medici, che si lasciava fotografare potesse essere il capo della mafia!

“Chi è Matteo Messina Denaro” è il titolo del podcast prodotto da Chora Media in cui racconto, insieme al giornalista Giovanni Bianconi e al fondatore di Libera don Luigi Ciotti, perché questo arresto è così importante per la lotta alla mafia. Potete ascoltarlo cliccando qui

Ripenso al “capo dei capi” che lo aveva preceduto, Bernardo Provenzano, che venne arrestato nel 2006 dopo 43 anni di latitanza. Viveva da solo, nascosto in un casolare di campagna vicino a Corleone da cui non usciva mai. Era attento a ogni dettaglio, tanto che per far credere che la casa fosse disabitata non accendeva mai la luce di sera e di notte per non farla filtrare all’esterno. 

I poliziotti che lo catturarono, dopo essere stati appostati per giorni dentro una piccola cabina della luce, posizionata su uno sperone di roccia a un paio di chilometri di distanza, ebbero la fortuna di vedere una mano che spuntava dalla porta per prendere un sacchetto di formaggio lasciato sull’uscio. Era la prova che in quel casolare si nascondeva qualcuno. E a quel luogo erano arrivati dopo aver seguito per mesi il percorso dei “pizzini”, i pezzetti di carta con cui comunicava con i suoi fedelissimi e la famiglia. 

Da un lato una segretezza totale, che crolla per una mano che si sporge per un secondo, e dall’altra un uomo che sceglie invece di stare in piena luce e così si rende invisibile. 

Si sono levate molte voci polemiche da parte di chi immagina che Messina Denaro si sia consegnato (non capisco perché avrebbe dovuto scegliere di passare quello che gli resta da vivere chiuso in una cella in isolamento totale) e di chi dice che dopo trent’anni la sua cattura non può essere considerata una vittoria

Per me quelle persone che, nonostante tutto, hanno continuato a cercare l’ago nel pagliaio e alla fine l’hanno trovato meritano la nostra riconoscenza. 

Matteo Messina Denaro finirà i suoi giorni in un carcere, non nel suo anonimo letto. 

Questo è ciò che conta. La beffa più grande sarebbe stata di individuarlo il giorno del suo funerale.

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