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27 Marzo 2023

Sarò la tua memoria

Il mio primo libro per ragazzi racconta la storia vera di Joshua e di sua nonna Andra, di come la memoria può essere tenuta viva attraverso il racconto, le esperienze e l’amore
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Come si tramanda la memoria? Quale voce racconterà la storia della Shoah quando non ci sarà più alcun testimone vivente? A me lo ha insegnato un ragazzino speciale.

Quando aveva 4 anni, Joshua venne mandato in Italia, a passare l’estate dalla nonna, a Padova. Era la prima volta che lasciava la California, capiva soltanto qualche parola di italiano, ma era un bambino eccezionalmente curioso e quando tornò a Sacramento a settembre parlava perfettamente italiano. Un pomeriggio di quell’estate chiese alla nonna perché avesse dei numeri scritti sul braccio, non era ancora capace di leggerli, lei allora gli insegnò a leggerli e lui imparò quella sequenza: 76483. Nonna Andra raccontò a Joshua che quei numeri erano stati tatuati sulla sua pelle quando anche lei aveva quattro anni, alla fine di un lunghissimo viaggio in treno, nell’ultimo giorno in cui avrebbe visto sua nonna.

Joshua all’età di 10 anni insieme a sua nonna Andra Bucci

 «Un giorno ti racconterò tutta la storia, una storia terribile, ma una cosa la devi sapere da subito, accadde perché noi siamo ebrei e ci sono momenti della Storia in cui essere ebrei è una colpa». Joshua era molto pensieroso durante il volo di ritorno, il suo problema all’inizio di quell’estate era di far capire a tutti che lui era il nipote della nonna Andra, anche se era figlio di un papà afroamericano e di una mamma italiana. Adesso Joshua era anche ebreo, ma non comprendeva bene la parola.

Quando aveva dieci anni Joshua si fece promettere che la nonna lo avrebbe portato in treno in quel posto dove era stata da bambina. E finalmente lei lo considerò abbastanza grande per raccontargli il resto della storia, così scoprì che sua nonna era uno dei soli cinquanta bambini sopravvissuti a Auschwitz Birkenau, dove ne erano entrati 232mila.

Alla fine della High School, a Joshua fu chiesto di presentare un progetto finale, il compito era di raccontare un’esperienza che aveva cambiato la vita. Joshua decise di viverla quell’esperienza: annunciò al suo professore che si sarebbe calato per una settimana nei panni di sua nonna bambina.

Nonna Andra e suo nipote Joshua, quando era al secondo anno delle superiori

Era inverno, faceva freddo, di notte il termometro toccava lo zero. Joshua decise di dormire nel garage, senza riscaldamento, su un tappetino, senza cuscino e solo con un lenzuolo. Per una settimana non si fece mai la doccia, niente bicicletta, niente televisione, niente videogiochi e niente computer. Niente amici, nessun rapporto con la famiglia: silenzio totale.

Si alzava all’alba, tagliava la siepe e puliva tutti i giardini dei vicini. Due volte al giorno prendeva un po’ di brodo in una ciotola e un pezzo di pane. Il medico della scuola, a cui venne chiesto di dare il via libera al progetto, aggiunse una patata. Perse cinque chili e mezzo in sette giorni. Crollava addormentato alle 8 di sera ma poi si svegliava per il freddo e la fame e non riusciva più a dormire.

Alla fine della settimana andò dalla nonna e le disse: «So che non è niente rispetto a quello che hai passato tu, ma penso di aver capito». Lei gli rispose: «Il tuo è stato il gesto che mi ha commosso di più nella vita». 

Poi raccontò questa storia alla sua classe e poi a tutti gli studenti della scuola riuniti in aula magna. E nessuno ha dimenticato.

Il mio primo libro per ragazzi si intitola “Sarò la tua memoria” e uscirà martedì 28 marzo in tutte le librerie e negli store online

ggi questa storia è diventata il mio primo libro per ragazzi (ma a dire il vero è scritto come tutti gli altri e quindi è per tutti), meravigliosamente illustrato da Carla Manea. Un libro che è nato una mattina di alcuni anni fa a Cracovia. Stavo prendendo un caffè insieme a Tatiana e Andra Bucci, sopravvissute ad Auschwitz dove erano state deportate quando avevano 6 e 4 anni. Le avevo conosciute il giorno prima. Ero stato con loro a visitare il campo di sterminio di Auschwitz Birkenau, insieme a un mare di studenti che le ascoltavano in silenzio.

Quella mattina Andra mi aveva parlato di suo nipote Joshua e del progetto che aveva fatto a scuola, mentre scrivevo su un taccuino con la copertina verde avevo pensato che avessero un rapporto davvero speciale e che mi sarebbe piaciuto conoscerlo.

Così, poco prima che il mondo si fermasse per la pandemia, ho preso un aereo e, insieme al mio taccuino verde, sono andato in California a trovarli. Sono stati giorni bellissimi in cui ho intervistato tutta la famiglia di Andra, ho conosciuto Sonia e Michael, i genitori di Joshua, e la zia Pissi. Abbiamo camminato, chiacchierato, siamo stati a bere vino in una vigna e a mangiare messicano.
Joshua è un ragazzo generoso e sempre gentile, per scrivere la sua storia gli ho telefonato decine di volte e non si è mai stancato di rispondere e oggi, finalmente, posso raccontare la sua storia e dare una risposta alla domanda iniziale: “Quale voce racconterà la storia della Shoah quando non ci sarà più alcun testimone vivente?

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