Ci sono storie che ti rimangono impigliate nella testa anche se cerchi di evitarle e decidi di guardare altrove. E, quando meno te lo aspetti, mentre sei lì che attendi che il caffè salga, mentre sei in coda al supermercato, in quegli attimi vuoti e non previsti, tornano fuori e ti guardano. Il 20 ottobre esce il mio nuovo libro, si intitola “Quello che non ti dicono”, è un libro che non avevo cercato, che non era previsto e nemmeno immaginato. Non sono io che sono andato a cercare lui, ma lui che è venuto a cercare me.
Esattamente un anno fa, il 3 ottobre, si è presentato sulla mia pagina Facebook sotto forma di un messaggio. Arrivava da un missionario italiano che vive nel deserto algerino. Mi parlava di un ragazzo degli anni Settanta, tradito dagli amici e scomparso. Mi parlava della necessità di sapere, scoprire, capire. I primi dettagli di quella storia mi avevano incuriosito ma qualcosa mi frenava: gli anni Settanta. Mi ero ripromesso di non tornarci più, troppo tempo ho già passato in quella stagione che mescola idealità, illusioni, violenza e dolore. Così ho risposto che quella non poteva essere la mia storia.
Ma la storia non voleva restare nell’oblio in cui viveva da tantissimi anni, così è tornata a bussare, rivelando ogni volta altri piccoli dettagli di sé. Sono riuscito a tenerla lontano fino a quando non mi ha parlato di una bambina che non aveva mai conosciuto suo padre, e ora voleva scoprire chi fosse. A quel punto la storia era sicura che io l’avrei scritta. Così ho cominciato un viaggio, con le domande di quella bambina che oggi è una donna, per cercare risposte. Partendo da un armadio pieno di carte, sepolto nella cantina di una casa di campagna, e da una foto di classe. Suo papà, Carlo, è quello in centro nell’ultima fila, quello con gli occhiali e le orecchie a sventola.