Andy a trent’anni amava guardare il mondo in modo alternativo e informale, poteva dormire su un divano sfondato e intervistava i suoi soggetti prima di ritrarli, il suo occhio di fotografo si concentrava sempre sulle persone, sui più fragili, su tutti coloro che pagavano il prezzo più alto nelle guerre e negli scontri di potere. Ora Andrea Rocchelli, detto Andy, avrebbe quarant’anni, se non fosse stato ucciso a colpi di mortaio dall’esercito ucraino mentre svolgeva il suo mestiere nel Donbass. Era lì per raccontare il dramma dei civili intrappolati nel conflitto tra nazionalisti e separatisti filorussi, uno scontro che sappiamo dove ci ha portato. Venne ucciso il 24 maggio 2014, nel giorno in cui suo figlio Nico compiva tre anni.
Sono passati dieci anni e oggi benché si sappia finalmente, grazie alle inchieste giudiziarie italiane, cosa accadde quel giorno e si conoscano le responsabilità ucraine per la sua morte il delitto è rimasto impunito.
Ma il lavoro di Andy resta a testimoniare il suo talento, la sua creatività, la libertà con cui guardava ai fatti del mondo senza pregiudizi o lenti partigiane. E quel lavoro trova finalmente spazio in un libro pubblicato dall’editore Contrasto che si intitola: “Andy Rocchelli. Il valore della testimonianza”. Un libro bellissimo, un viaggio per il mondo attraverso gli occhi di un testimone speciale. Oltre novanta foto che raccontano la Primavera Araba in Libia e in Tunisia, le violazioni dei diritti umani in Kirghizistan e Inguscezia, la nascita del conflitto ucraino, le condizioni dei migranti nel meridione d’Italia e il loro sfruttamento da parte della criminalità organizzata.
Della storia di Andy e del suo talento me ne occupo da sette anni, da quando incontrai per la prima volta Elisa Signori e Rino Rocchelli, i suoi genitori. Cercavano attenzione e giustizia. Nel tempo Andy, che non avevo mai incontrato, è diventato un caro amico, un compagno di viaggi. Ho dedicato alla sua storia il mio primo podcast – si chiama “La Volpe Scapigliata”, dal nome che gli avevano dato agli scout, e si può ascoltare sulla piattaforma Storytel – alcune newsletter e ora ho scritto l’introduzione al libro, che raccoglie anche i testi di Michele Smargiassi (uno dei giornalisti che meglio conosce e racconta la fotografia) che potete leggere in anteprima proprio in questa newsletter, del fotografo e suo compagno di lavoro e di avventure Gabriele Micalizzi e della giornalista Anna Dichiarante che ha ricostruito tutta la vicenda giudiziaria.
Insieme a Rocchelli quel pomeriggio di maggio di dieci anni fa c’erano l’attivista dei diritti umani ed interprete Andrej Mironov – anch’egli ucciso nell’attacco –, il fotoreporter francese William Roguelon e un autista locale. Durante una sosta presso dei binari abbandonati, il gruppo diventò bersaglio di un accanito attacco di artiglieria pesante e leggera. Il tiro mirato, che uccise Mironov e Rocchelli e ferì gravemente Roguelon è stato riconosciuto come ucraino, e non accidentale, dalla magistratura italiana. Tutto questo è stato ricostruito grazie alle ultime foto scattate da Rocchelli mentre si trovava sotto tiro, prima di essere ucciso. Le immagini erano in una scheda di memoria in una tasca interna della custodia della macchina fotografica di Andy e sono state scoperte nel 2016 dai colleghi di Cesura, il collettivo fotografico di cui faceva parte. Foto e video documentano la durata dell’attacco, il luogo esatto dove si trovavano e il loro abbigliamento civile.
Il libro sarà presentato a Torino alle Gallerie d’Italia martedì 21 maggio, dove si inaugurerà anche una mostra digitale sul lavoro di Andy, curata dal Collettivo Cesura, che sarà proiettata nello spazio Arena e sarà visibile dal 21 maggio al 23 giugno.
La sorella di Andy, Lucia, insieme al gruppo di amici che hanno creato l’associazione “Volpi Scapigliate” ha lanciato a Pavia il progetto “Finestre per Andy”. Si tratta di una mostra informale e diffusa che avviene mediante il coinvolgimento di tutti i cittadini, istituzioni, locali e aziende che hanno accettato di esporre alla propria finestra una delle fotografie scattate da Rocchelli. «L’idea – mi spiega Lucia – era di ricordare Andy con le sue foto in modo condiviso. Spero che così le immagini di Andy raggiungano anche coloro che non visitano mostre, librerie e vernissage. Le foto sono sparse per la città e senza alcuna struttura informativa di complemento perché penso che ciascuna immagine sia abbastanza forte per parlare da sé». Le stampe su tela di poliestere riciclato sono state fatte e distribuite a spese dell’associazione e della famiglia e sono esposte già fuori da 150 case. Un gesto d’amore per Andy e un grande omaggio collettivo al suo lavoro e alla sua memoria.