Un’onda così era difficile da immaginare, anche dopo due anni di cose inattese, di fatti non immaginabili, due anni che hanno messo a dura prova la nostra capacità di adattamento e di sopportazione. Pensavamo che sarebbe stato un Natale diverso, più sereno e forse finalmente un po’ normale. Invece è arrivata quest’onda anomala che ha colpito in ogni casa. Se due anni fa ognuno di noi raccontava di conoscere una famiglia in cui c’era un caso di Covid, oggi la notizia la fa una famiglia in cui nessuno si è ammalato o è risultato positivo. Eppure, in mezzo a questa confusione, ad una disorganizzazione che mette a dura prova anche i più pazienti e rispettosi, io vedo segni di speranza.
Vedo tanti che si ammalano ma ne escono bene e in fretta, vedo che i vaccini sono serviti davvero a proteggerci, vedo calare l’angoscia che ci ha soffocato per molti mesi e provo a immaginare il mondo di domani.
Un mondo che è cambiato profondamente, non ha più nulla a che fare con quello del gennaio 2020, il film delle nostre vite non ripartirà da dove eravamo rimasti ma da una nuova normalità. Sono emerse sensibilità fortissime sui temi della sanità, dell’ambiente, dei consumi sostenibili. Abbiamo cambiato il modo di guardare alle nostre vite, abbiamo capito che nulla può essere considerato sicuro e scontato, abbiamo capito quanto siano preziosi i rapporti umani, gli affetti, le amicizie e che le cose fondamentali non si misurano con i soldi o le carriere.
Molti di questi cambiamenti erano nell’aria e si stavano facendo strada lentamente, la pandemia li ha accelerati e ha fatto fare un salto in avanti alle nostre coscienze.
I ragazzi, che venivano considerati “sdraiati” e senza ideali, hanno provato precocemente sofferenze e difficoltà e sono cresciuti con una consapevolezza del mondo nuovo e potente. Loro adesso sanno, come i nostri nonni dopo la guerra, che niente è certo e scontato e che fratture e imprevisti fanno parte dei percorsi umani.
Se guardo indietro a questo anno che si chiude trovo molti incontri preziosi che sono diventati podcast e newsletter, penso a Veronica Yoko Plebani, campionessa paralimpica, che mi ha insegnato come la fatica sia l’ingrediente fondamentale per raggiungere la soddisfazione.
Penso al poeta Franco Arminio, da lui ho imparato l’idea che sia necessario lasciarsi contaminare dall’impensato: «La vita può sempre portare delle situazioni nuove, dobbiamo mettercelo in testa, possono essere belle o possono essere terribili. E questo è il mistero. Noi non dobbiamo mai ridurre la quota di mistero, noi non sappiamo cosa ci può accadere tra un’ora. Se noi tendiamo a rendere prevedibile la giornata, a fare solo cose programmate, a sapere già cosa faremo questa sera alle otto, allora un po’ si impoverisce la vicenda umana. La vita è una danza tra mistero e cose conosciute, l’impensato è una grande risorsa».
E poi ho fatto un’intervista che mai mi sarei immaginato di fare, quella a mia madre per parlare di memoria, di come si superano i dolori e le difficoltà, di come si possa amare la vita anche dopo le peggiori tempeste.
È ciò di cui tutti abbiamo bisogno ed è quello che vi auguro con il cuore per l’anno che ci aspetta!