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22 Settembre 2022

La signora dei biglietti

Natascia per due settimane ha distribuito volantini elettorali nella provincia piemontese. E nel frattempo ha tenuto un diario che mi mandava ogni sera. È il racconto di un’Italia arrabbiata e stanca e di un’opinione pubblica confusa e indecisa
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Natascia ha 48 anni e in molte parti del Piemonte e della Liguria è conosciuta come “la signora dei biglietti”. Sono anni che alterna due attività: l’animazione per i bambini e la distribuzione di volantini. Ad Alessandria, Asti, Novi Ligure, Casale Monferrato, Sestri Levante, chi la incontra si avvicina per vedere cosa distribuisce, spesso sono buoni sconto, inviti a sagre di paese o inaugurazioni di nuovi negozi, ultimamente anche volantini elettorali. La gente si fida di Natascia: parla con lei, si sfoga, si lamenta. Io la conosco da dieci anni e durante questa campagna elettorale mi ha fatto il regalo di tenere un diario e di mandarmi ogni sera un racconto. Attraverso il suo sguardo, che condivido con voi alla vigilia del voto, ho avuto uno spaccato vivo e reale degli umori della provincia italiana.

Natascia mentre distribuisce volantini elettorali

«Ciao Mario, da oggi distribuisco volantini, facsimili di schede elettorali e santini per due candidati del Pd, una donna che corre per il Senato e un uomo alla Camera. Oggi sono stata ad Alessandria e ho chiacchierato e “postalizzato” (inserito nelle caselle della posta) volantini per circa sette ore. Il quartiere in cui sono stata è per cultura e tradizione di sinistra ma solo tre persone ogni dieci mi hanno detto che voteranno PD. A Enrico Letta preferiscono il ministro Speranza, quelli invece che voteranno per i Cinque Stelle dicono di farlo proprio in odio al Pd e al suo ministro della Salute perché gli ha imposto i vaccini. Pochi mi hanno parlato della destra, ma quattro su dieci sono ancora indecisi».
Natascia mi ha raccontato che molti dei ragazzi che hanno preso il volantino si ricordavano di lei perché da bambini erano stati a dei compleanni in cui Natascia aveva fatto l’animazione. Identificandola come la ragazza dei palloncini molti si sono sentiti liberi di dirle per chi vogliono votare

Il secondo e il terzo giorno di volantinaggio li ha passati a Sale, un piccolo paese di 4mila abitanti poco lontano da Marengo, il luogo della famosa battaglia in cui Napoleone, il 14 giugno del 1800 sconfisse gli austriaci. «Davanti all’uscita della scuola elementare di Sale c’è molta rabbia e disamore verso la politica in generale. Tre genitori hanno preso il volantino del PD, tre hanno urlato che sono per la Meloni e gli altri non hanno voluto niente. Prima ero stata al mercato e la gente è molto carica e polemica, mi verrebbe da dire che “a Sale c’è molto pepe”. Anche qui su dieci, tre voteranno il Pd perché conoscono i candidati anche se non amano Enrico Letta, che definiscono “un intellettuale raffinato con poca grinta”. Altri tre voteranno “La Giorgia”, la chiamano così, poi tre sono gli astensionisti e uno è calendiano. Questa per me è la sorpresa, in ogni posto, dal bar alla scuola ho sentito parlare di Calenda e di Azione e per citare una signora con due figli per mano “Carletto parla chiaramente e ha una bella parlantina, poi è semplice, ha bei modi ed è empatico con la gente”».

La scuola del Comune di Sale, in provincia di Alessandria, dove Natascia ha distribuito i volantini

Il giorno dopo Natascia mi ha fatto una fotografia dell’astensionista tipo: «È una persona tra i trenta e i cinquant’anni, demotivato dalla sua situazione lavorativa precaria o da salari insufficienti a vivere dignitosamente. Altri sono incerti o non andranno a votare perché dicono di essere nauseati dalla politica e amareggiati dal fatto che alcuni partiti abbiano fatto cadere il governo Draghi, che era competente, stimato nel mondo e sapeva pure l’inglese. Agli incerti dico di leggere i programmi che propongono i miei candidati e loro mi rispondono che all’ultimo voteranno chi fa il discorso più bello. Pensa te come siamo messi…».

«Oggi ho postalizzato un grande blocco di palazzi attorno all’ex piscina Comunale ad Alessandria e intorno ad alcune scuole superiori, ed ho parlato con circa 80 persone. Qui il primo partito è il Pd, che prende molti voti tra i sessantenni e i settantenni e tra quelli che ancora vanno in edicola a comprare il giornale. Poi c’è la Meloni, seconda per consensi in ogni mio giro, sento parlare molto meno rispetto a un tempo di Lega e Berlusconi. Un paio mi hanno detto di essere indecisi tra Forza Italia e Calenda-Renzi».  
Nei giorni successivi Natascia ha lavorato a Casale Monferrato, la città martire dell’amianto, dove c’era lo stabilimento della Eternit che ha provocato il mesotelioma pleurico e la morte di più di 1600 persone, un luogo pieno di storia che ha pagato a caro prezzo la deindustrializzazione. (È una città che io amo per il suo coraggio civile, per molte persone speciali che la abitano e per i miei biscotti preferiti, i krumiri). 

«A Casale è stato uno choc: tra la gente incontrata nelle vie del centro e al mercato c’è un astensionismo altissimo. Alcuni no-vax, tutti con le stesse fotocopie in tasca, mi hanno detto che nei vaccini ci sono pezzi di feti e voteranno M5S perché sono gli unici che li hanno capiti. Chi vota Pd lo dice a bassa voce perché il sindaco è di Fratelli d’Italia e il vento tira per la Meloni. Pensa che nessuno dei negozianti ha voluto tenere i volantini, al mercato mi hanno detto che quello di Letta è il partito dei ricchi e il parrucchiere mi ha spiegato che le sue clienti al Pd, che ha governato per anni Casale Monferrato, non perdonano il fatto che la città si è riempita di immigrati. E a proposito di immigrazione, la frase più forte l’ha pronunciata una ventenne col velo, una ragazza di seconda generazione, che mi ha detto, anzi urlato, che Fratelli di Italia le ha dato la casa popolare mentre il Pd no. Ha gridato talmente forte che nella centralissima via Roma si sono girati tutti. Quando si è allontanata, una signora mi ha detto che la ragazza è molto ignorante: la casa popolare le è stata assegnata perché era in graduatoria, e non perché Fratelli d’Italia le volesse fare un regalo e che l’amministrazione comunale ha fatto il suo dovere e basta. È tutta la mattina che la gente urla, se rispettano il mio lavoro è solo perché in passato mi hanno visto coi volantini delle aziende o con i palloncini».

«Sono tornata a Casale Monferrato, ma oggi mi sono divisa tra una zona di ceto medio e una zona molto popolare, e la sensazione, mentre aspetto il treno per tornare a casa, è che l’opinione pubblica sia davvero molto frammentata e confusa. Oggi ho parlato con tanti negozianti, tanti anziani e qualche trenta-quarantenne. Se li prendo da soli si aprono e raccontano e fanno ragionamenti più articolati. Una signora che in passato votava a sinistra mi ha spiegato che il sindaco di Fratelli d’Italia, che ha chiamato “Vittoria Fiammetta” la figlia nata pochi mesi fa, piace perché tiene pulite le strade, amministra in modo diligente e ha organizzato una Festa dell’Uva a cui hanno partecipato sedicimila persone. Chi è di destra ma non vota per la Meloni opterà per Berlusconi o per il Terzo Polo di Calenda e Renzi. Molti hanno voltato le spalle alla Lega perché dicono che Salvini è cafone, fa il buffone e ci fa fare brutta figura nel mondo».

Natascia, dopo la scomparsa della mamma e della nonna di cui si prendeva cura, vive sola in una cascina della campagna alessandrina, e tra una cronaca e l’altra del suo viaggio elettorale mi ha raccontato del suo battesimo alla politica: «I primi volantini li ho visti a otto anni in casa. La mamma e i nonni erano molto attenti a quello che dicevano tutti i partiti e quando c’erano le elezioni li portavano a casa e li mettevano sul davanzale interno della finestra della cucina. Prima di votare, anche se avevano già le idee abbastanza chiare, volevano leggere tutti i programmi e sentire i comizi e le tribune politiche alla tv in bianco e nero. Così fin da bambina ho imparato a riconoscere i simboli dei partiti: il sole era socialdemocratico, la falce e martello comunista, “Libertas” la Democrazia Cristiana, il garofano il socialismo di Craxi, la fiamma il Movimento sociale di Almirante. Da lì è nata la mia passione per le campagne elettorali».

Il mercato del giovedì di Novi Ligure

«Mercoledì sono stata al Quartiere Cristo di Alessandria e lì piace molto “la Giorgia”, dicono di stimare i “miei” candidati perché sono persone perbene ma di essere passati con la destra perché il Pd ha approvato la legge Fornero. Io gli ho detto che mica è stato il Pd da solo, che c’era il governo Monti, ma il messaggio che è passato è quello e non lo cambi
Giovedì invece sono stata al grande mercato settimanale di Novi Ligure ed è stato un vero disastro. Dalla stazione al mercato nessuno ha voluto prendere il santino di Rita o Daniele, poi ha cominciato a prenderlo qualche donna anziana ma l’aria era di grande diffidenza. La gente mi diceva sempre le stesse cose: “Il comune è commissariato; l’ultimo sindaco della Lega è stato cacciato; le strade sono sporche; è da trent’anni che la politica a Novi fa schifo”. Molti voteranno a destra perché sostengono che la Meloni è “chiara, decisa, porterà le pensioni di invalidità civile da 400 a 1000 euro e perché è la prima donna che governerà l’Italia”. Due anziani pensionati mi hanno portato al bar e mi hanno detto che “il Pd è finito prima che prendesse questo nome, è finito con la morte di Berlinguer” e che loro a quindici anni si erano iscritti ai Giovani Comunisti ma non si riconoscono più in questo partito che oggi è totalmente dalla parte dell’America».

La campagna elettorale è arrivata alla fine, Natascia mi racconta di aver parlato con almeno settemila persone, di aver finito i volantini e che in queste ultime due settimane è stata sorpresa da quante donne le abbiano detto che vorrebbero vedere Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Ora vuole dormire perché è troppo stanca da quanto ha camminato, e poi ha bisogno di stare a casa un po’ per tagliare l’erba nell’aia. Dopo spera di ricominciare a lavorare con le feste, i palloncini e le sagre. Ha bisogno – mi dice-  di un po’ di bambini e un po’ di allegria perché ha visto un’Italia tanto stanca, arrabbiata e disillusa.

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