«Il bosco ti assorbe e ti fa dimenticare tutti i tuoi guai: quando sei lì che osservi le piante, guardi la luce che filtra tra i rami e ascolti gli uccelli o la pioggia sulle foglie, la mente si isola per un attimo dai problemi del mondo e ti regala dei momenti di vita tranquilla. Di più, che cosa si può pretendere?». Prima di salutarmi Fabio Clauser mi regala la sua ricetta per una vita felice e serena, lui che ha appena compiuto 105 anni, vissuti sempre con gentilezza, passione e cura. L’ho appena sentito al telefono per gli auguri (il compleanno è stato mercoledì 23 ottobre) e come sempre è stato affettuoso, puntuale e lucido.

Fabio Clauser è un uomo straordinario, che merita di essere conosciuto e ringraziato per la sua coraggiosa visione: è stato promotore nel 1959 della prima riserva naturale integrale d’Italia, quella di Sasso Fratino, nelle foreste camaldolesi, sul crinale tra la Toscana e la Romagna.
Sono le foreste più colorate d’Italia, con più di quaranta tipi diversi di alberi, perché si trovano all’incrocio tra l’area mediterranea e quella europea e così sommano specie diverse e accolgono alberi rari e antichissimi, che raggiungono anche i cinquecento anni di vita.
Questo patrimonio intatto ce l’ha regalato la caparbietà di un uomo che di mestiere faceva l’amministratore delle foreste e che, quindi, le avrebbe dovute mettere a reddito con il taglio e il rimboschimento. Ma ne rimase così colpito e affascinato da decidere di proteggerle e di lasciarle crescere indisturbate.
Un amore, quello per la natura, che gli aveva trasmesso il padre quando negli Anni Trenta lo portava a camminare nei boschi del Trentino per insegnargli il nome di ogni pianta, di ogni fungo e di ogni uccello.




Fabio e il suo bosco, che sono tra i protagonisti del mio ultimo libro, mi hanno regalato un modo diverso di intendere il tempo e una risposta alle ansie che abbiamo tutti.
Il titolo del libro me lo ha suggerito sua figlia Marina, quando le ho chiesto come avesse fatto suo padre ad arrivare lucido, sereno e pieno di memorie intatte a quell’età e lei mi ha risposto: «Perché ha dentro di sé il tempo del bosco».
Oggi Fabio abita a Firenze, ma da quando è andato in pensione fino a due anni fa ha vissuto in una casa di pietra ai margini del bosco insieme alla moglie Viana, scomparsa alla fine dell’estate, a 102 anni. Il loro è stato un grande amore e hanno condiviso una vita a contatto continuo con la natura. Sono stati due centenari indipendenti che spaccavano la legna, spalavano la neve, piantavano alberi, raccoglievano funghi e castagne (intorno alla loro casa, in un terreno che quando lo hanno comprato era impoverito e inaridito dal pascolo, hanno portato migliaia di nuove piante, creando anche un arboreto con varietà che arrivano dalla Turchia, dal Libano e dal Pollino) e si riparavano sotto le grandi querce che proteggono dalla tramontana.

Quando, alla fine del nostro primo incontro, gli ho chiesto il segreto della sua longevità, ha allargato le braccia e con un grande sorriso mi ha risposto che molto è merito del DNA, dei geni che ci sono stati dati in sorte e dei quali non abbiamo nessun merito, ma che un’esistenza come la sua, di impegno continuo e lavoro all’aria aperta possono aver aiutato. Ascoltandolo ho trovato una mia risposta: coltivare ogni cosa con passione e continuare ad amarla tutti i giorni della propria vita.