È tempo di viaggiare con il pensiero, con la memoria e con la speranza. Un anno dopo il drammatico lockdown del 2020 siamo di nuovo chiusi in casa e sappiamo che torneremo a muoverci e a respirare davvero solo a primavera inoltrata. Ma dobbiamo alzare lo sguardo e provare a immaginare spazi aperti e libertà e sapere che torneranno. In questi giorni ho scoperto un sito che mi ha fatto viaggiare ad occhi aperti, è quello del premio “Travel Photographer of the Year”. Una collezione di immagini spettacolari, capaci di ricordarci la bellezza che ci circonda.

Tra i lavori premiati un encomio va alle immagini scattate alle Isole Faroe da un fotografo italiano, Alessio Mesiano, specializzato in paesaggi naturalistici e buffi uccelli. Ho cercato un suo numero di telefono e mi ha risposto proprio dalle Faroe, arcipelago composto da 18 isole vulcaniche che si trovano nell’Oceano Atlantico a metà strada tra la Norvegia e l’Islanda.

Oggi Alessio, che è milanese e ha 38 anni, vive lì, ma la prima volta ci è arrivato grazie a un documentario: «Era il 2006, mi ero appena laureato in Architettura, e alla televisione ho scoperto le pulcinelle di mare, uccelli meravigliosi di cui mi sono innamorato subito. Volevo assolutamente andare a vederle e fotografarle. Il loro paradiso è l’isola di Mykines, nelle Faroe, dove le pulcinelle arrivano in primavera per riprodursi, riutilizzano ogni anno gli stessi nidi sotterranei e ripartono alla fine dell’estate, quando i piccoli sono in grado di volare. Passano il resto dell’anno in mare aperto, volando e galleggiando sull’oceano. Il primo incontro con questi uccelli pacifici e rumorosi è stato nel 2008 e mai avrei immaginato che grazie a loro sarebbe cambiata completamente la mia vita».
Tornato a casa dalla vacanza, Alessio prese coraggio e scrisse una lettera all’Ente del Turismo delle Faroe chiedendo se avessero bisogno di un fotografo per documentare i paesaggi, gli animali e la vita sulle isole. A sorpresa, gli risposero di sì e così cominciò ad andarci una volta all’anno per creare un portfolio di immagini da distribuire ai giornali, alle agenzie di viaggio e da usare per la pubblicità turistica. «Per più di dieci anni ho fatto l’architetto a Milano, specializzandomi in ecosostenibilità, ma poi per tre o quattro settimane scappavo in mezzo a quella natura selvaggia a scattare e ormai le mie foto sono ovunque. Poi, due anni fa, ho conosciuto una ragazza e adesso mi sono trasferito quassù a vivere con lei».



Alessio è lontano dalla pandemia, dalle restrizioni, da tutto quello che stiamo vivendo: «In questo momento qui ci sono zero casi, la pandemia è come se non esistesse, la vita è normale. Io mi sono trasferito lo scorso anno, proprio pochi giorni prima della scoperta del virus in Italia. Per arrivare c’è un volo di due ore dalla Danimarca, da Copenaghen, ma i viaggi per turismo sono stati subito vietati e chiunque arrivi deve fare due tamponi e stare una settimana in quarantena, ma chi è vaccinato non ha restrizioni».
Inutile dire l’invidia che si prova, allora come prima cosa gli chiedo se ci sia qualche aspetto negativo: «Il clima! È estremo, le tempeste sono frequenti, ci sono venti potenti, raffiche pazzesche che ti portano via. Ma non fa troppo freddo, la presenza della corrente del golfo mitiga le temperature che anche d’inverno non vanno sotto lo zero». E cosa invece ti ha convinto a trasferirti all’estremo Nord del mondo, in un piccolo arcipelago roccioso con solo 50 mila abitanti? «Qui la vita scorre più lentamente, è come se il tempo si fosse fermato, ogni momento è buono per goderselo, e poi il contatto fortissimo con la natura, si vive immersi nel verde».



Alessio non sa se riuscirà a continuare a fare l’architetto, per ora si organizza per fare il fotografo e la guida turistica, è conquistato dal ritmo delle giornate: «Non ho avuto problemi a integrarmi, qui parlano faroese e danese, ma quasi tutti, anche anziani e bambini, capiscono perfettamente l’inglese».

«Fino a pochi anni fa non erano comuni pub e bar, la gente continua a incontrarsi a casa, hanno tutti dei lunghi tavoli per poter accogliere anche 20 persone. Ci sono anche festival di gruppi musicali che si svolgono nelle case, gli artisti sono tantissimi, anche notevoli, e si esibiscono nel soggiorno di abitazioni private. Una cosa intima e bellissima».

Poi mi racconta di come la gente vivesse in villaggi isolati dal mondo in cui si arrivava solo a piedi o via mare, finché non sono stati costruiti una serie di trafori e tre tunnel sottomarini che collegano le isole principali. L’ultimo è stato inaugurato a dicembre e ha addirittura una rotonda sotto l’oceano perché si biforca per collegare tre isole. Mi parla del cibo, delle tecniche di conservazione attraverso la fermentazione e di come si vada a pesca ogni giorno. Lo ascolto e mi dimentico delle zone rosse, arancione rinforzato e della mascherina. Poi mi risveglio, lo ringrazio e decido che quando verrà il mio turno per essere vaccinato mi comprerò un biglietto aereo per andare a guardare questo panorama.
